* Luca Bellopede
“Agli incroci delle strade: abitare il territorio, abitare le relazioni”
Un invito alla scoperta della “gioia che ci prepara il Signore” e ad abitare le sue “infinite periferie” come luoghi reali”: questo lo stile con cui si è aperto il 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane vissuto a Salerno dal 17 al 20 aprile. Oltre 660 delegati, rappresentanti delle 220 Caritas diocesane di tutta Italia, si sono ritrovati per un confronto e una riflessione lungo le “tre vie” consegnate alle Caritas da papa Francesco nell’udienza del 26 giugno 2021, in occasione del 50° dell’istituzione di Caritas Italiana – “partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività” –, ripartendo da quanto emerso dal Convegno nazionale dello scorso anno a Milano, all’interno del percorso sinodale, nel quale le comunità ecclesiali e i poveri sono e restano i destinatari privilegiati dell’azione Caritas. Il Convegno nazionale si colloca in un momento particolare per la società e la Chiesa italiana, con la drammatica guerra in Ucraina che dura da più di un anno e per la quale non si vedono prospettive di soluzione a breve, la sciagura di Cutro che ci riporta alla tragica quotidianità delle persone in fuga da guerra e povertà e le tante crisi in atto, a partire da quella economica, ambientale e demografica. Le Caritas diocesane si sono riunite per camminare insieme sulla via degli ultimi, cercare i lontani e gli esclusi, condividere ferite e fragilità, valorizzare doni e potenzialità di ognuno. È la prospettiva della missione, che “provoca” la Chiesa italiana – e dunque la Caritas – a uscire da sé, a non ripiegarsi, a definirsi a partire dal confronto. Un concetto dalle molte applicazioni che esige l’uscita verso le periferie geografiche ed esistenziali per rileggere la realtà. Papa Francesco ci invita ad andare ai “crocicchi” delle strade ma oggi, in una società liquida, è difficile capire che cos’è centro è che cos’è periferia. La Caritas diocesana deve aiutare le comunità ad accorgersi delle persone che vivono in queste periferie esistenziali, che non sono necessariamente quelle geografiche, dove non si parla esclusivamente di povertà ed emarginazione sociale ma anche di solitudine e mancanza di senso. Un’altra sfida affidata alle Caritas diocesane è quella di “abitare” i luoghi delle istituzioni e le relazioni con gli altri mondi che vivono la solidarietà, per costruire un mondo più giusto e umano. Grande ricchezza anche le tante testimonianze portate e che hanno dimostrato l’importanza della presenza di Caritas e della carità sui territori che, attraverso il ritrovarsi e l’incontrarsi, può vivere unito e sentirsi fratelli. Portiamo a casa la consapevolezza che non esiste un “noi” e un “loro” ma siamo tutti “insieme”. Le periferie le possiamo trovare anche al centro delle nostre città dove noi possiamo diventare “incroci”, perché è incrociando l’altro che possiamo iniziare un cammino rigenerativo.
Negli “orientamenti” finali, presentati dal prof. Carmine Matarazzo, si è fatta sintesi dei 41 tavoli di confronto, incentrati su 5 nuclei tematici: “prendersi cura”, l’educazione come “realtà dinamica”, i giovani “capaci di sognare”, la “solidarietà e globalizzazione” e sul “costruire insieme futuro”. Don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ha indicato le proposte per “continuare il cammino nei prossimi mesi: “attuare un piano di corresponsabilità, che parta dalle scelte di rimuovere i ‘macigni’ e ricomporre le ‘fratture’ che ci impediscono di andare avanti, imparando a discernere insieme, a co-progettare e creare reti comunitarie”. “Occorre passare dal fare il bene al volere bene, nella prospettiva dell’annuncio del Vangelo, perché gli altri ci stanno a cuore, ci interessano, e perché chi è amato bene, a partire dai poveri, si ricorda di questo amore e lo trasmette agli altri”. La nostra diocesi ha dato un forte apporto nell’organizzazione e nella riuscita di tutto il Convegno, ulteriore ricchezza che ha creato sinergie e relazioni a intra e a extra della nostra regione.